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Timbratura virtuale: dal “cartellino” ai software per il controllo degli accessi

Vi ricordate i “vecchi” macchinari per timbrare il “cartellino”? Fino a qualche decennio fa, gli uffici e le aziende utilizzavano ancora metodi meccanici per conteggiare le presenze, l’orario di ingresso e quello di uscita e, dunque, le ore effettive di lavoro dei propri dipendenti: gli impiegati, dunque, dovevano ripetere la stessa operazione per almeno due volte al giorno, se non di più in caso di pause o permessi speciali.

Oggi queste apparecchiature sono ormai superate: la maggior parte delle aziende e degli enti pubblici è passata, infatti, al cosiddetto badge, una tessera dotata di una banda magnetica che, se inserita all’interno di un dispositivo per la timbratura, permette di registrare i dati del dipendente e l’orario di ingresso (o uscita).

Le tecnologie per la timbratura virtuale hanno reso molto più semplice la gestione amministrativa: i calcoli che, un tempo, venivano eseguiti dal personale, oggi vengono effettuati automaticamente dal programma. Inoltre, è molto più difficile ingannare questi dispositivi, poiché qualsiasi movimento del dipendente viene immediatamente registrato e comunicato ai server: un duro colpo per tutti coloro che cercavano di fare i “furbetti”!

Al giorno d’oggi, comunque, i dispositivi per la timbratura virtuale diventano sempre più efficienti ed avanzati: si va dalle apparecchiature per il controllo degli accessi, in grado di rilevare qualsiasi movimento, fino ai software che permettono di accedere, in tempo reale, ad informazioni dettagliate sui singoli dipendenti (come gli eventuali ritardi o le assenze), sui buoni pasto, sulle performances di vendita e tantissimo altro.

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